lunedì 27 aprile 2020

Il GATP in val di Rabbi & dintorni

L'inverno è bell'e che iniziato, e noi, che ben speravamo a inizio Dicembre quando andando in falesia vedevamo le cime imbiancate, siamo ancora a bocca asciutta: l'inverno vero si sta rivelando tremendamente caldo, ed il ghiaccio lo vediamo solo nel freezer.
Ma non disperiamo, perché dopo panettoni e panforti arriva la consueta uscita su cascate del Gruppo Alpinistico Tita Piaz: quest'anno la meta è la Val di Rabbi.



La partenza è fissata per il venerdì. Un gruppetto di ardimentosi alpinisti non ne vuole proprio sapere di sprecare il bel tempo del venerdì, non è accettabile saltare un giorno di lavoro senza nemmeno scalare e non è possibile resistere: non vedono l'ora di cimentarsi con il puro ghiaccio ed è, sì, arrivato il momento di passare il ponte di cristallo. Partiranno alle 3.30 per affondare le picche nel ghiaccio della val Paghera.
Per tutti gli altri la partenza sarà al primo pomeriggio: corde rifatte, viti prese e picche affilate e ci avviamo verso la Val di Rabbi!


Gli intrepidi scalatori mattinieri, non paghi delle fatiche della Val Paghera, continueranno a dimostrare il proprio valore, si prenderanno carico della spesa per il gruppo intero, e instancabili si metteranno pure ai fornelli: l'operosità e l'intraprendenza non sono un optional per far parte di questo gruppo.
Un po' di grappa accompagnerà la serata finchè gli alpinisti decidono di coricarsi, per riposare prima delle grandi fatiche.




Alla mattina i ritmi sono rilassati, verso le 8.30 ci avviamo verso le cascate del Valorz. Il tempo è piacevolmente caldo e le temperature offriranno un ghiaccio non duro ma nei limiti della sicurezza, con leggere nevicate che allieteranno l'atmosfera. In tanti ancora si chiedono cosa faranno, l'unica certezza sono le cordate appena formate ed il fatto che non scaleranno nulla di duro; nonostante questo possa sembrare poco, in breve un'idea prende forma e si concretizza in un assalto collettivo alla cascata madre.







Alla vista della bellicosa orda del GATP, gli altri alpinisti presenti in valle non possono che mettere un gran crocione sulla madre dirigendosi verso altri flussi; saremo quindi gli unici sull'imponente cascata, ma questo non renderà l'ascesa più tranquilla, anzi.






In un batter di picca la cascata madre ha perso le candide sembianze, ora sembra a momenti un veliero, tra le corde e le bestemmie roboanti, a momenti un girone dell'inferno, tra rinvii, viti e blocchi che precipitano. Cosa sembri non fa poi tanta differenza, perchè un po' pirati siamo, e un po' dannati anche.




Dopo qualche ora riusciamo comunque a portare i nostri culi sulla dimensione orizzontale, e mentre i ramponi si adagiano sul soffice manto un nuovo problema si concretizza: la discesa.
Dalla cascata le cordate escono alla spicciolata, e senza un piano predefinito iniziano a tornarne alla base. Nel mentre, tra chi è su e chi è giù, chi segue la traccia e chi monta le doppie, fa buio.
Non ci mettiamo poco, ma le calate filano lisce, ed in meno che non si dica ci troviamo tutti con le gambe sotto al tavolo.
Alla sera ci raggiunge un'ulteriore gruppo di alpinisti, anzi AlpinistE(!), fiorentine, temerariamente partite il sabato mattina per assaggiare (anche loro!) il ghiaccio della Val Paghera e per unirsi dunque alla banda, ora affamata.




 I soliti alpinisti, i più intrepidi, preparano la cena e stupiscono i commensali con ricette fantasiose. I proprietari di casa intanto, essendosi accorti dell'apprezzamento per la loro grappa, si sono affrettati a fornircene un'altra bottiglia. A noi basta poco, la giornata è stata splendida e dopo un buon rifocillo le bisacce sono nuovamente piene.

La giornata del ritorno è sempre più triste, i bagagli sono pronti per essere riposti, la carica non è più la stessa e anche la voglia di ingaggio, ammesso ci fosse stata, cala.





Domenica dunque, il tempo è bellissimo e freddo, le cascate più comode sono sicuramente tutte piene; decidiamo allora di dirigerci verso la Val Seria, sopra Ponte di Legno: un'ora di cammino per un anfiteatro roccioso ricoperto di ceruleo ghiaccio. Fa fresco, almeno -10°C, qualcuno decide di prendersi la giornata di riposo, e le cordate mutano ancora. Arrivati sotto le cascate ci dividiamo, ognuno verso il proprio flusso.




Il ghiaccio è bellissimo ma si rivela spaccoso, ed i gradi paiono severi. Le diverse ascese dunque si svolgono con tranquillità e la giusta dose di invettive, e la giornata si conclude bene: nuovamente con le gambe sotto al tavolo, questa volta di una baita, chi davanti ad un boccale di birra e chi ad un piatto di stinco siamo tutti contenti.

Non ci rimangono che le ultime ore in macchina, e di questa bella vacanza non rimarranno che le foto ed i ricordi.

Un grazie caloroso a tutti i partecipanti ed ai compagni di scalata.