domenica 27 luglio 2014

Sperone del Promontoire - Cima Sud Argentera

Dopo meno di due mesi torniamo su queste splendide montagne, ma stavolta niente piccozza: si scala su roccia! L'obiettivo prescelto è lo sperone del Promontoire, un "vione" d'altri tempi aperto da Victor de Cessole nel 1898 sul grandioso e severo versante occidentale dell'Argentera, una gigantesca muraglia larga più di un km e alta circa 800 metri. 
La parete occidentale della cima sud dell'Argentera è solcata da tre speroni : lo sperone del Promontoire è quello situato più a sinistra, sul bordo sinistro orografico del Canale della Forcella.


Parcheggiamo al Gias delle Mosche e iniziamo a salire verso il rifugio Bozano.


Facciamo appena in tempo a mettere piede dentro il rifugio che dal cielo si rovescia un bel temporale con tanto di grandine e fulmini. Qualcuno è ancora fuori che se la sta prendendo tutta.

Per fortuna alla sveglia del giorno seguente troviamo un bel cielo terso: sarà il buon auspicio alla giornata che ci attende. Alle sette siamo già in marcia verso l'attacco della via. Risaliamo la pietraia in direzione del Canale della forcella, lo oltrepassiamo e, legati in conserva, attacchiamo uno zoccolo grigio sulla sinistra orografica. Aggiriamo un primo sperone e saliamo un secondo risalto fino a raggiungere una cengia orizzontale.


Fin qui nessun problema, ma una volta sulla cengia non è per niente facile capire dove attacca la via. Le due relazioni che abbiamo con noi non ci aiutano molto, anzi forse un po' ci confondono. Perdiamo un po' di tempo ma alla fine decidiamo di attaccare dove la parete sembra appoggiare di più.


Non del tutto sicuri che sia davvero l'attacco giusto decidiamo di proseguire a tiri anzichè di conserva. Alla base lo sperone è molto largo e articolato, ci spostiamo prima verso destra e poi verso sinistra in direzione del filo. Al secondo tiro troviamo un chiodo, al terzo altri due. Siamo sulla via giusta.


Da qui in poi la roccia si fa bella compatta e l'arrampicata molto divertente. Le difficoltà non sono mai troppo marcate, ma l'attenzione da tenere è sempre alta.


Alla fine su tutta la via conteremo 4 chiodi. Le soste vanno tutte attrezzate. Di solito la via viene percorsa quasi tutta in conserva con, forse, 4 punti un po' più impegnativi dove occorre salire a tiri.


Una paretina più verticale induce ad un colletto. Siamo finalmente sul filo della larga cresta.


Arrampichiamo divertendoci senza mai incontrare forte esposizione. Aggiriamo alcuni gendarmi e poi nuovamente una placca di trenta metri un po' delicata e soprattutto difficile da proteggere, ma è l'ultima difficoltà della via.


Ancora una breve placca...


...e un ultimo gendarme da aggirare sulla sinistra. Dopodichè continuiamo in conserva per un centinaio di metri fino a raggiungere la conca detritica che sta sotto la vetta. Qui ci sleghiamo per percorrere gli ultimi cento metri per la vetta...


...dove ad attenderci troviamo una simpatica famigliola di camosci. Sono le sei di pomeriggio, per la via abbiamo impiegato qualche ora in più del previsto. La ricerca dell'attacco e l'incedere in sicurezza a tiri non convinti inizialmente della via ci hanno fatto perdere parecchio tempo, ma poco male, la luce del tardo pomeriggio ci fa apprezzare ancora di più la bellezza di questi panorami. Giusto il tempo di bere un sorso d'acqua e mangiare una barretta e iniziamo a scendere per la normale verso il rifugio Remondino.


Ad attenderci la signora Franca con una meritatissima cena ancora calda.

Luca, Cristiana, Francesco, Riccardo, Franco





Nessun commento:

Posta un commento