lunedì 2 gennaio 2017

COULOIR DELL'H


Picca, rampone, picca, rampone, picca, rampone, sempre più veloce; poi la corda si ferma e torna un po indietro. Sarà arrivato in cima? tiro su la testa e vedo 40 metri sopra l'ultimo muretto roccioso e le corde che lo superano. La corda rientra in tiro ed allora ricomincio a salire con i piedi che mi si muovono negli scarponi un paio di numeri più grandi. Finisco il canale, arrivo al muretto e lo supero aiutandomi con le mani. Nello stesso istante in cui vedo Matte a pochi metri di distanza, vengo investito dal bellissimo sole; lo stesso sole che avevamo visto per l'ultima volta quasi 24 ore prima, quando stavamo partendo da casa nostra dopo una giornata di scuola (per me) e di lavoro (per Matte). Mi torna in mente il viaggio fino ad Arco dove ci siamo fermati a cena; mi torna in mente l'idea (malata) di dormire in auto, aspettare l'apertura dei negozi per comprare un paio di scarpette e il giorno seguente scalare comodamente in qualche calda falesia; mi torna in mente l'ora di camminata fino al bivacco che abbiamo raggiunto a mezzanotte, durante la quale abbiamo tentato di inventare mille e più scuse per tornare indietro, tutte dimenticate nel momento in cui superando un dosso, ci siamo trovati immersi in una splendida valle debolmente illuminata dalla luna; esattamente in quel momento, insieme alla luce delle nostre frontali, si è spenta l'ansia.
La dormita in quel bivacco estremamente freddo e la "ravanata" per arrivare alla base del couloir del quale ovviamente non conoscevamo l'accesso.
Il primo tiro, il canalone in conserva, il male ai piedi e la neve nel collo, fino ad arrivare ai tiri di misto e poi ancora nel canale fino in cima.
Mi torna in mente tutto questo e penso che nonostante la fatica, "svegliarsi" il sabato mattina alle 11 e trovarsi in vetta al monte Nero sia una figata!















                                                                                                              17/12/2016 Matte & Dodo

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